Catechismo parentale o parenterale?

Sempre più genitori ci chiedono consigli su come fare catechismo ai propri figli. In parte a causa delle restrizioni Covid, che hanno ingenerato non pochi ritardi e confusione, in parte perché, purtroppo, dobbiamo constatare l’inefficacia di molte azioni catechistiche che, seppur animate dalla buona volontà, per tante ragioni finiscono per non trasmettere la fede e neppure il tanto avversato “nozionismo”.
Vorrei proporre una possibile “nuova” modalità che non vada a sostituire gli incontri di catechismo fatti dalle parrocchie ma che ripristini nei genitori il loro ruolo di primi catechisti.
Questa forma di catechismo (che chiameremo catechismo parentale) è tanto ovvia quanto non attuata ma, come sa bene chi mi conosce, io sono un paladino dell’ovvio proprio perché oggi quello che è ovvio è diventato qualcosa di oltre la fantascienza, a furia di darlo per scontato.
Partiamo dal principio che piuttosto che un catechismo parentale oggi servirebbe, con un gioco di parole preso in prestito dalla medicina, un catechismo parenterale, ossia iniettato con flebo, con iniezioni o, nel peggiore dei casi, con apposite pomate. Se ci guardiamo intorno, infatti, la conoscenza del catechismo che hanno i genitori è praticamente prossima allo zero nella maggior parte dei casi. L’idea del catechismo parentale serve a prendere i classici due piccioni con una fava, educando i bambini/ragazzi e, contemporaneamente, i genitori.
Vado a spiegare come dovrebbe funzionare quest’idea.
Intanto essa si basa sul far sì che l’insegnamento religioso e la trasmissione della fede passino per i genitori tenendo conto del fatto che, però, loro stessi sono i primi ad aver bisogno di questo insegnamento e di questa trasmissione. In secondo luogo, bisogna considerare che le persone che manifestano questa esigenza di una catechesi più solida non sono la maggioranza e quindi si trovano sparse su un territorio molto vasto.
In alcuni casi si stanno sperimentando forme di catechismo a distanza che però, secondo il mio umile parere, rischiano di ottenere gli stessi risultati della didattica a distanza, ossia zero o quasi.
Altre iniziative molto lodevoli hanno cercato di attenuare questo problema della catechesi a distanza riunendo i bambini in una casa dove seguono, attraverso il computer, il catechista che si trova da remoto. Questo permette ai bambini di socializzare tra di loro e anche di vivere delle esperienze di fede con il supporto dei genitori presenti all’incontro.
La mia proposta si pone l’obiettivo di fare un ulteriore passo in avanti su questa strada e di utilizzare la catechesi a distanza solo per formare i genitori, educandoli ad essere così catechisti di prima linea, ossia quelli che vengono normalmente definiti “i primi catechisti”. Una volta formati, i genitori potranno istruire i ragazzi nella fede. Si tenga presente che tale istruzione potrebbe anche consistere nel solo assistere agli incontri di catechesi a distanza (possibilmente nel secondo modo, quello con solo il catechista online) per poi continuarli in famiglia, riprendendo gli argomenti e sviluppandoli con i propri figli.
Credo sia evidente come siano stati ottenuti i famosi due piccioni con una fava: il genitore colma le lacune che ha nella fede e si attiva per essere catechista dei figli propri e altrui. Un po’ come capita con l’istruzione parentale, dove i genitori diventano protagonisti dell’educazione scolastica dei propri figli.
Per fare questa formazione dei genitori avrei due suggerimenti.
Il primo suggerimento riguarda i testi da cui partire. Non essendo una catechesi finalizzata ai sacramenti, in quanto questa verrebbe svolta in parrocchia come sempre, siamo abbastanza liberi di scegliere quello che vogliamo. Per il catechismo dei bambini io suggerirei di utilizzare, ovviamente aggiornando un po’ il linguaggio, il catechismo di San Pio X. Per il catechismo dei ragazzi e dei giovani suggerirei di passare al Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Sul Compendio abbiamo le stupende video-catechesi di Mons. Raffaello Martinelli che stiamo per caricare sul nostro canale YouTube e sul sito e che possiamo mettere a disposizione di chiunque in quanto Mons. Martinelli ce le ha fornite libere da copyright.
Entrambi i testi hanno un approccio sul tipo “domanda e risposta” ed esistono numerosi commentari in grado di semplificare la vita ai genitori nella spiegazione del testo. Inoltre, sono catechismi che coprono tutti gli aspetti della fede e quindi molto completi.
Qualcuno obietterà che il catechismo di San Pio X potrebbe essere un po’ obsoleto o superato ma io credo che la sua struttura molto schematica e la capacità dei genitori di tradurne, per sé e per i bambini, i contenuti possano essere molto efficaci nel fornire una solida struttura di base alla fede di queste persone (genitori e bambini).
Il secondo suggerimento riguarda l’opportunità di sviluppare ulteriormente il discorso di fede anche con il coniuge o con quei genitori che, per varie ragioni, non svolgono il ruolo di catechisti di prima linea. Mi spiego meglio. Per come l’immagino io, si formerebbero dei gruppi dove uno o più genitori, magari a turno, tengono un gruppo di bambini o ragazzi a cui spiegano il catechismo. In questo gruppo ci potranno essere o non essere figli di questi genitori. Ma alcuni genitori rimarranno fuori. Ad esempio, in un gruppo è possibile che la madre faccia la catechista ma il padre non possa oppure, addirittura, che in un’altra famiglia nessuno dei due genitori possa tenere gli incontri. Per costoro è opportuno che venga fatto, comunque, un cammino e che, essendo adulti, può esser fatto anche a distanza, sebbene sarebbe meglio in presenza, tenendo presente che i suddetti catechismi, di San Pio X ed il Compendio, non richiedono tantissime ore per essere esposti completamente.
Esiste poi un terzo punto che non è un suggerimento ma un obbligo, una conditio sine qua non, che consiste nella preghiera. La preghiera andrebbe insegnata cominciando con le preghiere tradizionali, passando poi per il Santo Rosario, magari cominciando con una o due decine, per poi passare a una corona per arrivare, addirittura, ad un Rosario intero, fino ad incontri di preghiera più strutturati con i ragazzi e i giovani. Ovviamente andrebbe prevista anche la partecipazione alla S. Messa domenicale, qualche volta feriale, ad adorazioni e veglie di preghiere, senza trascurare le Via Crucis quaresimali e le varie novene. Sembra tanta roba ma avremmo anni di tempo …
Nel corso del catechismo, sarebbe anche opportuno organizzare degli incontri con le comunità religiose locali, in modo che i bambini, i ragazzi e i giovani possano conoscerne le spiritualità e la ricchezza. Ma di questo parleremo un’altra volta in un post più mirato.
Non so se la mia idea è troppo banale e sicuramente ha dei difetti e dei limiti, però finché non avremo la pomata catechistica da spalmare sulla fronte (ossia il catechismo parenterale) o i macchinari futuristici di Matrix, credo che possa essere una buona risposta al totale analfabetismo religioso e alla totale vacuità di certe fedi.
D’altronde, se per duemila anni siamo andati avanti in questo modo, forse tanto sbagliata non è quest’idea, che non è mia ma è, come al solito, il copia incolla di quello che è stato fatto in passato, con successo, per millenni, quasi sempre con analfabeti.
Luca Lezzerini