Decalogo sui vantaggi della lettura della vita dei santi

Riceviamo da D. Mariano Grosso OSB, del Monastero di S. Scolastica a Subiaco, e pubblichiamo volentieri un suo scritto del 14.1.2021 che invita a leggere e raccontare le vite dei santi.
Decalogo sui vantaggi della lettura della vita dei santi
1. Ogni persona ragionevole si pone la domanda sul senso della vita. Per un cristiano il senso della vita è chiaro: “Noi siamo stati creati da Dio, per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita e per goderlo poi nell’altra in Paradiso” (Catechismo di S. Pio X). La lettura della vita dei santi aiuta, ogni persona, in qualsiasi stato della vita, a realizzare bene lo scopo della vita.
2. I bambini e le bambine, salvo eccezioni, sono portati a imitare le persone con cui trascorrono la maggior parte delle giornate. Se vivono con persone virtuose, imitano le loro virtù; se sono a contatto con persone viziose, ne assumono i vizi. Per loro è più facile imitare i vizi anziché le virtù delle persone, poiché le virtù richiedono un certo sforzo per essere praticate. Essi comunque cercano di imitare gli episodi della vita dei santi di cui sentono parlare e di cui leggono la vita e quindi già da piccoli sono avviati alla pratica delle virtù.
3. I ragazzi e le ragazze, nella vita di relazione con altre persone, incominciano a conoscere le tentazioni del demonio al male, ma se leggono la vita dei santi, ricevono la forza per superarle e sono aiutati nella pratica delle virtù, anche in modo eroico. Infatti, oggi tanti ragazzi e ragazze sono venerati come santi, per esempio i pastorelli di Fatima Francesco e Giacinta.
4. I giovani e le giovani devono lottare con più forza per vincere le tentazioni dei piaceri di vario genere e dei “paradisi artificiali”, che esercitano una forte attrattiva verso di loro, ma se conoscono gli esempi dei santi e si rivolgono a loro con la preghiera, certamente avranno gli aiuti per non lasciarsi spingere sulla via del male. L’esempio di s. Benedetto e di tanti altri santi lo dimostra.
5. Tutti sono soggetti alle tentazioni verso il male. Un conto però è “sentire” le tentazioni, un altro conto è “con-sentire” ad esse. Le tentazioni vinte diventano mezzi di santificazione. Per vincere le tentazioni sono utili gli esempi dei santi; un’antica massima afferma: “Gli esempi trascinano”. Certamente tanti sposi vincerebbero la tentazione dell’infedeltà, se conoscessero gli esempi dei santi e si sforzassero di imitarli.
6. Uno dei compiti più difficili dei genitori è l’educazione dei figli. Non per niente, l’educazione è stata definita “l’arte delle arti”. C’è il rischio che ciò che costruiscono i genitori venga demolito dai cattivi esempi di altri figli educati male. Tuttavia se, nell’arte educativa, i genitori utilizzano gli esempi dei santi, raccolgono buoni frutti. Raccontare a un figlio un esempio di un santo sull’obbedienza è certamente più efficace di tanti discorsi sull’obbedienza. Le vite dei santi sono, fra l’altro, dei “manuali pratici di pedagogia”, ma tanti genitori non li hanno “scoperti”…
7. La prima educazione dei ragazzi è compito dei genitori, ma essa è completata dai parroci (che hanno la missione dell’educazione morale e spirituale di essi) e dagli insegnanti, che dovrebbero cooperare con i genitori, per la buona formazione civile e morale dei ragazzi. Se il parroco e gl’insegnanti, nella loro missione, fanno conoscere ai ragazzi gli esempi dei santi, certamente raccoglieranno frutti più abbondanti dalla loro missione. In particolare, se i parroci, nelle loro omelie, riportano gli esempi dei santi, certamente esse saranno più efficaci.
8. Tutti i santi, nel compiere il loro lavoro, hanno tenuto presente non solo il bene personale, ma soprattutto il bene comune. Essi si sono prodigati per il bene degli altri, eseguendo il proprio lavoro con diligenza, onestà, generosità e accettando le privazioni e i sacrifici che ogni lavoro comporta. Se i lavoratori, i datori di lavoro, i politici e le autorità religiose e politiche imitassero i santi, certamente nella società (e quindi nella nazione) ci sarebbe una convivenza giusta, pacifica, armoniosa e fruttuosa.
9. A causa del peccato originale, qualsiasi essere umano ha la sua croce da portare. La sofferenza fa parte della vita. I santi conoscevano il valore delle sofferenze e, oltre a quelle permesse dal Signore, se ne procuravano tante altre da se stessi. Non tutti accettano con serenità le sofferenze: tanti si ribellano e a volte imprecano e così perdono il merito che esse procurano. L’esempio dei santi, su questo punto, è certamente un aiuto per accettare le sofferenze con serenità e offrirle al Signore per il bene di se stessi e degli altri e quindi per acquistare grandi meriti per mezzo di esse.
10. Ogni essere umano sente il bisogno di amare e di essere amato. Nell’amore il nostro Maestro è Gesù, che ha offerto la sua vita per amore del Padre e dei fratelli. I santi hanno imitato Gesù soprattutto nell’amore verso Dio e verso i tutti fratelli, anche verso coloro che facevano loro del male. Conoscendo i santi e cercando di imitarli nell’amore, certamente possiamo crescere nella duplice dimensione dell’amore e raggiungere quella felicità, che è il premio dell’amore e che proviene soltanto da Dio, che è Amore: “solo chi ha creato l’uomo, può renderlo felice” (S. Agostino).
D. Mariano Grosso OSB
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