Dove mira il nemico

Vorrei condividere alcune parole di G. Bernanos che mi hanno sempre dato consolazione, sin dagli anni degli studi teologici a Roma. Mi hanno sempre aiutato a leggere le cose nel giusto modo e ritengo che abbiano aiutato anche coloro a cui le ho comunicate quando, nel sacramento della Confessione oppure nella direzione spirituale, mi hanno chiesto consiglio per trovare, nella fede, la forza per superare la delusione e il senso di sconfitta che segue il peccato, sia quello personale sia quello causato dall’apparente tradimento della Chiesa e dei suoi Pastori. È sempre in questo spazio di scoraggiamento che il diavolo s’insinua subdolamente e lavora per portarci alla disperazione. Ma non dobbiamo permetterglielo.

Quelle di Bernanos sono poche parole che ho sempre letto come un invito a resistere, e le sento dette proprio a noi, oggi, quando constatiamo l’enormità del male e del peccato che ferisce l’umanità. Arroganza, orgoglio, violenza, divisione… nella società, nelle comunità, nelle famiglie. E, nella Chiesa, apostasia, eresia, indifferentismo, ateismo. Per chi intende portare la propria croce con Cristo la lotta si fa sempre più impegnativa.

Non cerchiamo facili scorciatoie; non facciamoci complici del “divisore” unendoci a chi pensa di superare il male nella Chiesa lacerandola ulteriormente. Ricordiamo piuttosto che la ragione per cui la Chiesa ci appare così ferita e piegata dal peccato è una sola: non certo perché il male abbia ormai prevalso su di lei, ma proprio perché è la Chiesa l’ultimo nemico del diavolo, ed è su di lei che si concentra tutta la sua potenza di fuoco. Non è sui cattivi, non è sulle istituzioni del mondo che Satana ha messo il suo artiglio. Non è lì che dobbiamo cercare. Satana non è lì, ma è — e lì combatte contro Dio —

«Nell’orazione del solitario, nel suo digiuno, nella penitenza, in fondo al calice dell’estasi totale e nel silenzio del cuore: lì, sì, il nemico è presente. Ammorba l’acqua lustrale, arde nel cero sacro, respira nell’alito delle vergini, avvelena il morso del flagello e del cilicio, guasta tutte le vie. Mente sulle labbra dischiuse a dispensare la parola della verità; lo si è visto perseguitare il giusto tra i tuoni e le folgori dell’estasi beatifica, lo raggiunge persino tra le braccia di Dio. Perché disputare alla terra tanti uomini che vi brulicano come vermi, aspettando che essa li inghiotta di nuovo domani? Quel gregge cieco va da solo al suo destino. L’odio di Satana è riservato ai santi» (G. Bernanos, Sotto il sole di Satana).

d. Pietro Roberto Minali ssp

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